Di questo importante e prolifico scultore, fino a poco tempo fa celato sotto il nome di maestro J.A.G, acronimo di Johannes Antonius Gualtierus, disponiamo oggi di pochissime notizie biografiche. Sappiamo fosse originario di Gaeta e che nel 1582 risultava già un maestro affermato nella Roma pontificia specializzato nella produzione di Crocifissi in avorio. In quell’anno il cardinale Ferdinando de’ Medici acquistò direttamente nella sua bottega uno di questi preziosi manufatti da impiegare non per la devozione privata ma come dono diplomatico presso le corti internazionali, secondo una pratica di affermazione e promozione dinastica attestata ampiamente negli stessi anni con i Crocifissi in bronzo dorato e in argento di Giambologna e di Guglielmo della Porta.
L’opera in esame, firmata sullo svolazzo del perizoma Giovanni Antonio Gualtiero e datata 1599, si allinea perfettamente ad almeno altri tre Crocifissi, quello privo della testa e firmato “F.JO.ANT.GUALTERIUS 1599” conservato presso la Grünes Gewölbe del castello di Dresda (13,2 cm), quello a Madrid del Duca di Rivas, firmato “I.A.G.F. 1599” (23 cm)del tutto analogo al nostro salvo leggere varianti nella modulazione del torso e nella definizione fisionomica del volto, un ulteriore esemplare il collezione privata a Parigi firmato “I.A.G.F. 1600” (28 cm), del tutto analogo al nostro, e un ultimo Cristo del Museo Civico Medievale di Bologna (15,5 cm). Tutti evidenziano la volontà dell’artista di uniformarsi a quella che al tempo risultava la più fortunata invenzione nel campo della produzione di Cristi di piccolo formato, ovvero il Cristo morto donato nel 1573 dalla duchessa di Toscana Giovanna d’Austria alla Santa Casa di Loreto - opera la cui paternità è ancora oggi molto discussa tra Guglielmo della Porta e Giambologna - che nei decenni successivi divenne il riferimento estetico ed iconografico per una serie davvero vasta di immagini del Cristo riprodotto in molteplici varianti dimensionali ed iconografiche nelle principali botteghe di scultura attive tra Roma e Firenze.
Al fianco di questa ricca produzione in bronzo e argento Giovanni Antonio Gualtiero si impose con una altrettanto importante produzione di Crocifissi in avorio, come documenta l’opera in esame, di straordinario virtuosismo tecnico e formale nonostante le dimensioni molto contenute, perfettamente esemplata sulle forme del Cristo del tipo ‘Loreto’ e dei numerosi Crocifissi usciti nell’ultimo quarto del Cinquecento dalla bottega romana di Guglielmo della Porta. Questa particolare raffigurazione a partire dai primi anni del Seicento fu abbandonata dal maestro in favore della tipologia proto-barocca detta del Cristo Vivo, anch’essa sviluppata intorno al 1580 nella bottega di Giambologna e divenuta nei successivi decenni l’invenzione di riferimento sostituendo l’icona del Cristo morto.
Bibliografia:
M.M. Estella Marcos, Un Cristo de marfil de Gualterius y otros dos ejemplares del maestro de la sigla JAG, “Archivo español de arte”, 48, 1975, pp. 133-136.
E.D. Schmidt, Christ in the Counter-Reformation. A signed and dated ivory by Giovanni Antonio Gualteri, in “Storia dell'arte”, 118, 2008, pp. 5-20.